Pierluigi Cattaneo, animatore appassionato del Centro LuPier a Inzino di Gardone Valtrompia, che dà spazio a molte voci anche di ricerca e sperimentazione, nell’ultimo ventennio ha lavorato sulla pittura che esce dal quadro e diventa oggetto, con allusioni anche a strutture d’architettura e d’arredo. La particolarità dei suoi oggetti è quella di fondere l’aspetto visivo con quello tattile, cercando di suscitare suggestioni che vengono dal profondo. Non senza ironia. Da qui l’omaggio alla mescolanza della specie ed alla nascita degli ibridi, che fonde rigorosi volumi “neoplastici” con forme molli, d’organicità biomorfa. Nelle forme ”rubate” a conchiglie, impianti ossei e strutture muscolari delinea, entro calotte lisce, il tema compositivo di interno-esterno, a restituire forme familiari e remotamente primigenie. Al fondo c’è l’idea della forza generante della donna come elemento primo del cosmo, che spinge alla metamorfosi continua.

Pierluigi Cattaneo usa legno di cirmolo, resine, fusioni in bronzo. Vorrebbe che il suo segno avesse la vitalità istintiva e necessaria d’un organo sessuale, d’un albero, di un volatile, di una donna: per questo lo ha fatto uscire dalla superficie pittorica, da pannelli solcati da arabeschi ancora carichi di compiacimento decorativo, ma pronti a suggerire la geometria come esplorazione mercuriale, non come gabbia lineare, quasi a dire che la verità è legata al ritmo di espansione della materia nello spazio.

Nelle grandi dimensioni le plastiche di Cattaneo stanno rapprese su quinte e pinnacoli di ferro come fossero massi levigati e rotolati da qualche glaciazione, a evocare l’eterno rifluire della vicenda umana nei ritmi ciclici e sussultori della natura.

Nelle opere più recenti a tecnica mista una pittura spruzzata vivida e palpitante, al calor bianco, e magari subito abrasa, s’associa a materiali poveri – siano reti e maglie metalliche, cartoni trattati come fossero tessuti al telaio e vere e proprie scritture o emulsioni fotografiche – come se volesse riannodare il filo del proprio sentire a quello d’una drammatica storia collettiva, a ricomporre lacerazioni. Il mondo è sospeso tra ordine e disordine, liscio e grezzo, forme e pulsioni.

Fausto Lorenzi