Scolpire per possedere, per sprofondare e smemorarsi nel godimento tattile della forma liscia, sottratta a ogni scabrosità, a ogni resistenza, perfetta nel suo rigore fatto di essenzialità, di semplicità. Una scultura, vale a dire, che vuol essere edonismo nella sua dimensione più pura ed elementare, più remota e profonda, un edonismo che è spia d’una sensualità avvolgente, tenera e contemplativa quale è riscontrabile, a mio parere, in quelle rappresentazioni femminili dell’arte preistorica dove l’eccesso, l’obesità traboccante sono là ad esaltare e nello stesso a cancellare e sublimare il sesso. Quelle Veneri quasi sferiche attirano alla carezza, al correre estatico delle rozze dita sulle superfici levigate e tutto ciò doveva comunicare un particolare piacere d’ambigua ambivalenza, sensuale e religioso, che passava dall’epidermide alle intime fibre dell’essere. Non altrimenti si spiegano gli “oggetti” della scultura del bresciano Pierluigi Cattaneo, tutta curve e rotondità, tutta rapportabile al piacere primordiale di avvolgere, di maneggiare al di là di ogni significazione specifica, magari imposta per necessità di catalogazione.
Questo in via generale. Ma c’è dell’altro, ovviamente. La forma ovoidale, che tanto frequentemente appare nei lavori del Cattaneo, non si spiega solo come un mero obiettivo del desiderio. No, essa attira a morbosità carezzatorie perchè è uno di quei simboli eterni di cui l’uomo riconosce per via d’inconscio il profondo significato. L’uovo è la prima culla dell’essere vivente e la glandola seminale è l’origine del mistero della fecondazione. Le forme del Cattaneo rimandano indubbiamente, seppure nella linea della più severa astrazione, alla fisicità genitale. Quando trovi l’ovoide connesso e avvolto in una forma che lo accoglie non ci si può ingannare: lo voglia o non lo voglia lo scultore – sovente gli artisti sono i primi ad equivocare sul senso delle loro opere – è rappresentato il momento supremo della donazione di due corpi bruciati dall’estasi erotica. O dall’amore che solleva l’atto fisico a liturgia, a simbolo. Ne nasce una affascinate allusività che si libra alta nel suo fermo e definito costrutto, sorgente di piaceri raffinati, rarefatti, squisiti.
La stessa predilezione per il legno, la più viva delle materie plasmabili perchè per l’appunto piena ancora della vita arborea che fu sua, si spiega col bisogno di fisicità che il Cattaneo sente come fonte e termine della sua arte. Potrà essere tentato dal marmo, ma ne sarà respinto da tante impressioni avverse: dall’ostilità intrinseca del macigno che è materia morta, inerte; dal freddo della polvere che piove sul martello pneumatico, e altro e altro. Nel legno invece è l’odore inebriante del truciolo che si arriccia vivo sotto lo scalpello, sono le striature della polpa nelle quali, minuzioso e segreto, il tempo segna le sue datazioni a propria memoria, sarà il segreto richiamo all’antica unione tra la creatura umana e la creatura arborea che venne stabilita quando il mondo albeggiava. Di tutto questo Pierluigi Cattaneo ha bisogno per creare le sue sculture che sembrano avere un’ unica aspirazione: essere nella natura come una sua manifestazione, per diritto di identità e di rampollazione spontanea.
Sergio Gianani (1991)
AN INTIMATE, TENDER AND CONTEMPLATIVE SENSUALITY
Sculpturing in order to possess, to drown and forget oneself in the tactile enjoyment of the smooth shape, stolen from any scabrousness, any resistance, perfect in its rigour of essentiality and simplicity. A sculpture, namely, which wants to be hedonism in its purest and most elementary, remotest and deepest dimension; hedonism, which is the sign of an intimate, tender and contemplative sensuality that can be found, in my opinion, in those feminine representations of pre-historic art where excess and superabundant obesity are there to exalt and at the same time to remove and sublime sex. Those almost spherical Venuses appeal to caresses, to the ecstatic running of rough fingers on the smooth surfaces, and all this had to communicate a particular pleasure of ambiguous ambivalence, both sensual and religious, which went from the epidermis to the inner fibres of the being. Not otherwise can the “objects” of Pierluigi Cattaneo’s sculpure be explained, all curves and rotundities, in connection with the primordial pleasure of wrapping, of handling, beyond any specific signifying which may be imposed for the necessity of cataloguing.
This, generally speaking. But there is obviously something more. The egg-shape, which so frequently appears in Cattaneo’s works, cannot be only explained as a mere target of desire. No, it appeals to the caressing morbidity because it is one of those eternal symbols whose deep meaning man recognizes unconsciously. The egg is the first cradle of the living being and the seminal gland is the origin of the mystery of fecundation. Cattaneo’s shapes undoubtedly remind, however in the line of the strictest abstraction, of the genital physicalness. Whenever the ovoid is connected to and wrapped in a shape receiving it, we cannot be deceived: the sculptor might not want it – artists are often the first ones to misunderstand the meaning of their works – it represents the supreme moment of the donation of two bodies burning in the erotic ecstasy. Or in the love which raises the physical act to liturgy, to a symbol. Coming from it, a fascinating allusiveness soars high in its steady and definite sense, the source of refined, subtle and exquisite pleasures.
The predilection itself for wood, the most alive of the plastic materials as it is still full of the arboreal life which was its own, can be explained with the need for physicalness, which Cattaneo feels as both the origin and the end of his art. He will possibly be tempted by marble, but he will be driven back by a multitude of hostile impressions: by the intrinsic hostility of the rock, which is dead, inert material; by the coldness of the dust falling on the pneumatic hammer, and more and more. In wood, instead, it is the stirring odour of the shaving which curls up alive under the chisel; it is the striations of the pulp in which, accurately and secretely, time marks the dates to its own memory, it will be the secret call of the ancient union between the human creature and the arboreal creature which was set at the dawn of the world. All this Pierluigi Cattaneo needs to create his sculptures that seem to have just one aspiration: be in nature as one of its manifestations, for the right of identity and of spontaneous descendance.
(Sergio Gianani, 1991)